GAETANO VALERI
COMPLETE ORGAN MUSIC
Paolo Bottini
3 c.d. «Brilliant Classics»





(cliccare l'immagine per un ascolto in anteprima)

[in calce l'elenco dettagliato delle composizioni e degli organi utilizzati per la registrazione,
nonché un profilo biografico inedito di Gaetano Valeri a cura di Paolo Bottini]





Gaetano Valerj: un compositore «classico», ma non troppo!


di Paolo Bottini


L'apparizione della prima registrazione discografica integrale dell'opera organistica edita1 di Gaetano Valerj contribuisce alla ulteriore valorizzazione di un interessante musicista italiano che negli ultimi trent'anni ha ricevuto una crescente attenzione grazie agli studi musicologici affrontati da Sven Hansell, Peter V. Picerno, Antonio Lovato, Pierluigi Petrobelli, Luisella Molina (v. in calce i riferimenti bibliografici). Per un approccio a quello che fu l'ambiente musicale italiano nel quale si trovò ad operare il Valeri,2 sarebbe opportuno partire dallo studio di Fausto Torrefranca su Le origini del romanticismo italiano. I primitivi della sonata moderna (Torino, 1930), qui basti ricordare che il compositore padovano rientra in quella che è stata definita «scuola tastieristica di matrice veneta»3 inaugurata da Benedetto Marcello (coetaneo di Bach) e in seguito rappresentata in pieno Settecento da compositori quali Giovanni Benedetto Platti, Giovanni Battista Pescetti, Baldassarre Galuppi, Domenico Alberti, Giuseppe Antonio Paganelli nonché, giungendo verso l'epoca di Valerj, da Giambattista Grazioli e da quel Ferdinando Gasparo Turrini (originario di Salò sul Lago di Garda) che fu organista della basilica di Santa Giustina in Padova, col quale il nostroValerj, nato a Padova il 21 settembre 1760, condusse gli studi prima di diventare, dopo un paio di esperienze in qualità di organista liturgico presso le cittadine chiese del Carmine e di Sant'Agostino, organista della cattedrale della sua città il 1 dicembre 1785, assumendone poi l'incarico di maestro di cappella il 9 agosto 1805 e rimanendovi fino alla morte (13 aprile 1822). Nell'arco di questi tre decenni abbondanti, oltre a condurre una non indifferente attività didattica, ebbe modo di produrre una ingente quantità di musica per orchestra, per organo, clavicembalo e pianoforte, oltre naturalmente a musica per il servizio liturgico per coro con accompagnamento di organo e di strumenti, dimostrando ottime doti inventive e un buon gusto certamente coltivati alla scuola del fecondo Francesco Antonio Vallotti (organista della celebre basilica di Sant'Antonio in Padova), ma anche aperte agli influssi della scuola di Vienna (Haydn e Mozart, quest'ultimo – si noti – di poco più anziano del Valerj) i cui venti raggiungevano vieppiù l'area veneta.4 Il corpus di sonate per organo pervenuteci consiste in raccolte manoscritte in più copie sparse in diverse biblioteche dell'Italia nord-orientale, il che dimostra la diffusione di tali composizioni nella, pur ristretta, cerchia veneta di colleghi ed allievi. L'unica raccolta a stampa (ancora fino a una ventina d'anni or sono la sola conosciuta tra gli organisti italiani in genere, grazie alle moderne edizioni curate negli anni Ottanta del secolo scorso prima da Giuseppe Radole per la Carrara e poi da Claudia Termini per la Suvini-Zerboni) è proprio quella intitolata xii Suonate per l'organo datata 1785 e dichiarata «opera prima». Si suppone, dunque, che il venticinquenne compositore, appena insediato come organista titolare della Cattedrale di Padova, avesse già a disposizione una sorta di elegante biglietto da visita da egli stesso inciso su lastra e stampato in proprio,5 probabilmente non per scopi commerciali ma come omaggio da elargire ad amici, conoscenti, allievi e anche persone in vista, come quella tale Andrianna Bonfadini Cavalli cui l'autore, rivolgendosi con l'appellativo di «Sua Eccellenza», dedica, sullo scorcio di quello stesso 1785,6 una ristampa della citata raccolta. Non sappiamo quante copie il dilettante incisore tirava ogni volta, sta di fatto che gli esemplari distribuiti nell'arco di un ventennio furono quanto meno di numero non indifferente, dato che la «edizione quarta» (pervenutaci nel maggior numero di testimoni), in cui l'autore viene indicato come «maestro di cappella nella insigne cattedrale di Padova», è certamente posteriore al mese di agosto dell'anno 1805, quando il Valerj venne promosso a ricoprire il prestigioso incarico presso il duomo di Santa Maria Assunta. Venendo nello specifico delle composizioni, è opportuno segnalare innanzitutto che – caso eccezionale nella produzione di musica organistica in Italia nel secolo xviii – le sonate di Gaetano Valerj sono quasi sempre corredate di puntuali indicazioni di registri d'organo (e dunque sono inequivocabilmente musica per organo e non, eventualmente, per clavicembalo), indicazioni che si riferiscono chiaramente all'utilizzo di strumenti di scuola veneta come quelli costruiti dall'illustre artefice Gaetano Callido (il quale nel 1791, ad esempio, collocava proprio nella Cattedrale di Padova due nuovi strumenti, il più grande dei quali era «doppio», ovvero a due sezioni indipendenti comandate da due tastiere, proprio come quello di Candide che si può ascoltare in questa registrazione): che si tratti indubitabilmente di composizioni pensate per organi di area veneta, lo si deduce in particolare dalla presenza del registro di Tromboncini,7 del tutto peculiare a questa scuola organaria. Tuttavia in questa produzione discografica ho optato per l'utilizzo non pedissequo di questi suggerimenti “coloristici”, effettuando a volte scelte diverse, in ragione di un certo equilibrio nel piano complessivo dell'opera (gli studiosi e gli organisti, quindi, riconosceranno qualche discordanza tra dette indicazioni, riportate nelle moderne edizioni, e quanto ascolteranno qui). Dato, comunque, che nemmeno tra queste righe, per precisa scelta, ha trovato posto la trascrizione dei registri voluti dall'autore per ciascun pezzo, quanto meno desidero elencare qui alcune combinazioni di registri richieste nella partiture valerjane, comunque di largo uso all'epoca, che anche l'attento e consapevole ascoltatore potrà di volta in volta riconoscere: Tutti li registri eccettuata la Voce Umana; Ripieno semplice; Principali8 e flauti; Principali e tromboncini; Flauto in ottava solo; Principali e flauto in 12a (combinazione caratteristica e frequentemente richiesta);9 Principali e voce umana;10 Principali, flauti, cornetto e tromboncini; Principali, flauto in 12a e cornetto etc. In alcune sonate il Valerj chiede espressamente l'utilizzo di due distinti piani sonori, indicando p[iano] e f[orte] oppure soli e tutti: in questi casi di preferenza ho utilizzato il Callido «doppio» di Candide (le cui sonorità possono darci un idea di quello che doveva essere lo strumento suonato nel duomo di Padova dal Valerj a partire dal 1791), grazie al quale mi pare siano ben riusciti brevi passi in eco, frasi e sezioni alterne,11 nonché le melodie in primo piano suonate con la mano destra sull'organo grande e accompagnate sul piccolo con la sinistra.12 Ma anche gli organi ad una sola tastiera si sono qui prestati a far sentire repentini passaggi dal piano al forte e viceversa: basti ascoltare cosa siamo riusciti a cavare dal piccolo13 squisito organo Nacchini di S. Rocco a Venezia e da quel capolavoro di sonorità raffinatissime che è l'organo di Pieve di Zoldo (probabilmente l'ultimo lavoro di Gaetano Callido).14 Nelle sonate di Valerj, poi, le parti di pedale, come ci si può aspettare, sono rare e poco sviluppate (dato che la pedaliera dell'organo italiano è stata del tipo “a leggìo”, nonché con la cosiddetta “ottava corta”, fino al tardo Ottocento), limitandosi a poche note d'accompagnamento, più spesso note tenute lunghe, per azzardarsi eccezionalmente in passi virtuosistici di crome a piedi alternati;15 gli unici due pezzi con parte di pedale volutamente indipendente e sviluppata sono il Capriccio16 e la Fuga che, rispettivamente, aprono e chiudono la raccolta a stampa dell'«opera prima» e che si possono sentire qui con l'organo Nacchini nella sensazionale acustica della basilica di S. Giorgio Maggiore in Venezia. In questa registrazione trovano anche posto alcuni Versetti estratti dalla raccolta Versetti per organo del Signor Gaetano Valerj oggi custoditi nel Fondo “Giuseppe Radole” presso la Biblioteca del Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste: si tratta di brevissimi pezzi tipicamente organistici destinati alla pratica liturgica dell'alternatim. Per registrare questi versetti ho scelto lo squisito organo costruito nel 1760 per la chiesa di Vallio Terme (in provincia di Brescia), nel 2002 attribuito dal restauratore Ilic Colzani all'organaro gardesano Angelo Bonatti (1707-1770), strumento che mi piace immaginare fosse conosciuto dall'autore delle copie manoscritte delle musiche di Valerj conservate nel Conservatorio di Brescia, compilate tra il 1817 e il 1830 a Puegnago del Garda (oggi a mezz'ora d'auto da Vallio) nella cui chiesa parrocchiale vi era probabilmente pure un organo di scuola bonattiana, dato che l'attuale (Bossi, 1845) contiene materiale fonico di chiara fattura Bonatti.17

Ecco dunque un compositore italiano del periodo «classico» benché egli stesso classico, secondo i dettami della lezione viennese, è stato – diciamo così – non troppo, come riconosce Luisella Molina affermando che Gaetano Valerj «pur conoscendo e sperimentando moduli compositivi propri del classicismo musicale,18 quali la forma tripartita, il bitematismo,19 il rondò a conclusione di un ciclo di movimenti, l'equilibrata articolazione dei temi di otto battute, per giungere addirittura ad un vero e proprio primo tempo di sonata (con esposizione bitematica, sviluppo e ripresa),20 è ancora attardato su stilemi espressivi di matrice “galante”: ne deriva una spiccata predilezione per la cantabilità delle linee melodiche nonché per l'uso di una ricca ornamentazione; un idioma strumentale indubbiamente attraente, non esente da una certa raffinatezza, ma racchiuso in un involucro oramai obsoleto».


NOTE AL TESTO

1 La gran parte delle musiche per organo di Gaetano Valerj sono oggi reperibili presso gli editori Carrara, Suvini-Zerboni, Zanibon e, soprattutto, Armelin (a cura di Maurizio Machella); nel 2006 sono stati pubblicati (CLEUP, Padova) anche i due concerti per organo e orchestra a cura di Antonio Lovato; rimangono inedite alcune composizioni sparse tra Brescia, Omiš (Croazia), Padova, Treviso, Venezia.

2 S'incontra nei testimoni a volte Valerj altre Valeri.

3 R. Zanetti, La musica italiana del Settecento, 3 voll., Bramante, Busto Arsizio 1978, II, pp. 1093-1153.

4 Nelle collezioni italiane si trovano numerose copie manoscritte tardo-settecentesche, di origine locale, della musica di Haydn; per contro Valerj viene citato nel novembre 1799 da Girolamo Orti, corrispondente da Verona per l'«Allgemeine Musikalische Zeitung» e pure definito da Ernst L. Gerber, nel 1812, «Komponist und braver Cembalist» nel suo Neues historisch-biographisches Lexikon (cfr. l'articolo di Petrobelli).

5 Pierluigi Petrobelli ipotizza che le lastre per la stampa siano state approntate dal Valerj stesso quale incisore dilettante, dato che il Pietrucci riferisce che il compositore amava «incidere in piombo e poscia stampar alcuni suoi concerti a piano ed orchestra»

6 Lo si desume nell'intestazione dalla dicitura «organista dell'insigne cattedrale di Padova» (la nomina decorreva dal 1 dicembre di quell'anno).

7 Cd 1, track 3 e 11 (Venezia S. Giorgio); cd 2, track 33 (Vallio); cd 3, track 9 e 13 (Candide); cd 3, track 19, 2'15” (Pieve di Zoldo).

8 Nelle sue indicazioni Valerj scrive quasi sempre Principali piuttosto che Principale, probabilmente dato che l'organo «doppio» di Callido per il duomo di Padova era eccezionalmente dotato di due registri di Principale, il secondo dei quali in genere era intonato di voce più delicata del primo.

9 Cd 1, track 2 (Venezia S. Rocco) e 5 (Venezia S. Giorgio); cd 2, track 30 (Vallio); cd 3, track 1 (Candide, su entrambi in piani sonori); cd 3, track 8 (Pieve di Zoldo, alternatim col Principale solo).

10 Cd 1, track 6 (Venezia S. Rocco); cd 1, track 10 (Venezia S. Giorgio); cd 1, track 16 e 19 (Vallio); cd 3, track 6 (Candide); cd 3, track 17 (Pieve di Zoldo).

11 Come le due Voci Umane in cd 2 track 38 e in cd 3 track 6.

12 Come si può distinguere nel cd 3: track 13, 2'50”-3'04”; track 14 nel passaggio 4'20”-4'39” e interamente in track 18.

13 45 tasti con ottava corta, solo undici registri (senza tromboncini né flauto in ottava).

14 Desidero far presente che qualsiasi rumore si senta in questa registrazione è dovuto proprio ai tiranti dei registri (particolarmente rumorosa è la manovella che serve per inserire in un sol colpo tutti i registri del ripieno) manovrati in corrispondenza dei punti in cui si rendeva di volta in volta opportuno un cambio di sonorità, in particolare sugli organi a tastiera unica. Invece il rumore di fondo che talvolta traspare nella presa a Vallio è dovuto al motore dell'organo.

15 Come in cd 3, track 4, 2'41” o cd 3, track 15, 3'18”.

16 Il pezzo è, come tutti gli altri, scritto comunque su due pentagrammi, ma è riportata sulla stampa l'indicazione Pedale. Risultano tuttavia di faticosa esecuzione su una pedaliera a leggìo alcuni passi di semicrome (mentre le due mani sarebbero in teoria impegnate entrambe a tastare accordi di tre suoni ciascuna): ho quindi deciso di affidare alla mano sinistra il disegno che Valerj riserverebbe al pedale in tre passaggi, facendolo risaltare col registro di Tromboncini Bassi.

17 Cfr. <www.organibresciani.org>.

18 Ci sono pervenute copie autografe di Valerj, o a lui appartenute, con trascrizioni e riduzioni da Haydn, Mozart, Paisiello, Cimarosa e Nicolò Antonio Zingarelli (cfr. A. Lovato, Catalogo del Fondo Musicale della Biblioteca Capitolare di Padova, Fondazione Levi, Venezia 1998, p. XIX).

19 Ad es. nella quarta e nella nona sonata dell'«opera prima».

20 Nella sonata in re maggiore che apre le Sei Sonate della Biblioteca Capitolare di Padova (cd 3, track 14).

* * *


Riferimenti bibliografici


S. Hansell, voce «Valeri, Gaetano» in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, vol. xix, pp. 499-500


P.V. Picerno, Ignazio Cirri, Gaetano Valeri, and the Seventeenth- and Eighteenth- Century Italian Organ Sonata, MA diss., University of Kansas, 1983


A. Lovato, La cappella musicale della cattedrale di Padova nel secolo xviii, «Note d’archivio per la storia musicale», n.s., II, 1984, pp. 153-156, 186-194


A. Lovato, I concerti per organo e orchestra di Gaetano Valeri, «Rassegna veneta di studi musicali», XIII-XIV, 1997/98, pp. 143-157


A. Lovato, Catalogo del fondo musicale della Biblioteca capitolare di Padova, Fondazione Levi, Venezia 1998, pp. 687-787


L. Molina, L’opera organistica di Gaetano Valeri, «Rassegna veneta di studi musicali», XIII-XIV, 1997/98, pp. 97-141


P. Petrobelli, Le sonate per organo di Gaetano Valeri, in «Scritti in memoria di Claudio Sartori», a cura di Mariangela Donà e Francois Lesure, Libreria Musicale Italiana, Lucca 1997, Strumenti della ricerca musicale, collana della Società Italiana di Musicologia, 3. pp.111-125


N. Pietrucci, Biografia degli artisti padovani, Padova, Bianchi 1858 (rist. Forni, Bologna 1970).


* * *



Profilo biografico di Gaetano VALERI (a cura di Paolo Bottini)



VALERI (Valerj, Valery, Valerio) Gaetano. - Nato a Padova il 21 settembre 1760 (secondo tutte le fonti attualmente disponibili, per quanto nell’atto di morte venga dichiarato d'anni 58), è da considerarsi uno tra i più significativi esponenti della scuola cembalo-organistica veneta. Inaugurata da Benedetto Marcello (1686-1739), tale scuola venne in seguito rappresentata, in pieno Settecento, da compositori quali i padovani Giovanni Benedetto Platti (1697-1763) e Giuseppe Antonio Paganelli (1710-1765), i veneziani Giovanni Battista Pescetti (1704-1766), Baldassare Galuppi (1706-1785), Domenico Alberti (1710-1740), nonché, giungendo verso l'epoca di Valeri, da Giovanni Battista Grazioli (1746-1820) e da quel Ferdinando Gasparo Turrini (1749-1812) che, a Padova, fu organista della basilica di Santa Giustina.


È a quest'ultimo, particolarmente stimato per la tecnica virtuosistica alla tastiera, che Giovanni Battista Valeri e Teresa Mazzotti, genitori di Gaetano, affidarono il figlio affinché fosse iniziato agli studi musicali. Questo nonostante il ragazzo sembrasse mostrare più vivace inclinazione per le arti grafiche: Napoleone Pietrucci, il primo a stendere un profilo biografico di Valeri nel 1858, parlava infatti del giovane Gaetano quale ammiratore di artisti coevi quali Raffaello Morghen, di cui copiò all'acquarello molte incisioni, e del pittore Francesco Guardi, del quale pure realizzò copia di quattro famose vedute. Ancora giovane, Valeri divenne comunque organista presso le chiese cittadine di Santa Maria del Carmine e, poi, di Sant'Agostino.


Il 1° dicembre del 1785 accettò la nomina ad organista titolare del Duomo di Padova, quale successore di don Matteo Sibiliato e con lo stipendio di 100 ducati l'anno, dopo ballottaggio con il concittadino Alessandro Mini (1756-1825), egli pure allievo di Turrini. Il 22 agosto 1791, i membri del Capitolo della Cattedrale gli accordavano un aumento di salario, «avutosi riguardo al maggior impegno che va ad incontrare per la nuova faccitura degli organi ed in consideratione del di lui merito, e perché con ciò abbia sempre più a prestarsi al serviggio, che gli s'incombe, restando a di lui carico l'accordar li soli Tromboncini»: il riferimento è agli eventi inaugurali dei due nuovi organi edificati dal celebre artefice Gaetano Callido (1727-1813).


Distintosi, dunque, per le sue qualità di organista, Valeri veniva altresì vieppiù richiesto come concertista al cembalo e al pianoforte, in una città in cui spesso si tenevano «grandi accademie musicali e concerti privati», come scriveva il nobile veronese Girolamo Orti Manara nel febbraio del 1800 sulle colonne del periodico Allgemeine Musikalische Zeitung pubblicato a Lipsia. Inoltre, «l’estesissime sue cognizioni, il suo metodo facile e pieno d’insegnamento, i cortesi suoi modi, le di lui virtù gli avevano procurato un numero considerevole di alunni» (Pietrucci): dobbiamo perciò, accanto agli impegni concertistici, considerare una costante attività didattica. Non è da escludere che, tra gli allievi, vi fossero anche fanciulle della nobiltà cittadina, dato che nel 1803 Valeri dedicava alla contessina Laura Papafava – esponente della più illustre famiglia patrizia di Padova, andata in sposa al conte Severiano Dotto de' Dauli nel 1796 – Tre Sonate per il Pianoforte Accompagnate con Violino, Fagotto, e Violone che, immaginiamo, saranno risuonate in occasione dei circoli intellettuali promossi dalla madre Arpalice Savorgnan Cergneu di Brazzà, vedova del conte Giacomo Papafava.


È probabilmente anche in conseguenza all’accumularsi di tutti questi impegni che Valeri, il 20 ottobre 1801, presentò richiesta al Capitolo della Cattedrale di potersi avvalere di un sostituto nei giorni feriali, dichiarando di aver comunque rinunciato nel frattempo ad altre proposte professionali pur di assolvere al suo impegno di organista titolare: l'individuazione di Francesco Nardetti (1781-1855), uno tra i suoi migliori allievi, venne messa ai voti dei canonici, i quali rigettarono la richiesta per un solo voto di scarto. Valeri iniziò ugualmente ad assentarsi dai doveri infrasettimanali mandando i più fidati allievi in sua vece, si devono quindi supporre alterchi con l'arciprete della Cattedrale e coi canonici, fino ad arrivare al 20 gennaio 1803, quando Valeri non si presentò al lavoro e nemmeno mandò un sostituto. Di qui le dimissioni a favore dell'ex allievo Alessandro Mini, che prese servizio, al suo posto, il 29 gennaio seguente.


Nonostante le stravaganze d’artista, le capacità professionali erano indiscutibilmente apprezzate se la morte del maestro di cappella del Duomo di Padova, don Francesco Antonio Marchetti, spinse i canonici a rivolgersi di nuovo a Valeri. Egli assunse il nuovo incarico il 9 agosto 1805, impegnandosi, secondo il Capitolato per i doveri del Maestro di Cappella, non solo a presenziare a tutte le celebrazioni liturgiche nelle quali «si canta, o in organo, o à Capella, o in canto fermo», ma anche ad impartire regolari lezioni, sia di canto fermo che di canto figurato, ai chierici del Duomo. Meritati diversi encomii dai membri del Capitolo, Valeri ricevette altresì, nel 1811, un aumento di stipendio.


Morendo nella sua Padova il 13 aprile 1822 (per malattia renale), nell'arco di poco più di 36 anni a servizio di una delle più importanti istituzioni musicali della sua città natale, Valeri ebbe modo di produrre una considerevole quantità di musica per il servizio liturgico per coro con accompagnamento di strumenti e di organo, ma anche composizioni per orchestra, da camera con archi e fiati, per clavicembalo, pianoforte e soprattutto per organo. Nelle sue composizioni dimostrò inventiva e buon gusto, certo debitori della frequentazione delle composizioni e della teoria armonica di Francesco Antonio Vallotti (organista della basilica di Sant'Antonio in Padova fino al 1780), ma anche aperti agli influssi della scuola viennese, i cui venti soffiavano verso l'area veneta.


A tal proposito, va innanzitutto ricordato come il suo maestro Turrini avesse collaborato con cantanti e musicisti a loro volta frequentanti il mondo musicale d'Oltralpe. È il caso dei castrati Girolamo Crescentini (nel 1782 a Padova fu Enea in Didone abbandonata di Giuseppe Sarti), Gaetano Guadagni (a Vienna fu Orfeo alla prima di Orfeo ed Euridice di Gluck nel 1782 e, per molti anni, cantore al Santo di Padova) e Gaspare Pacchierotti (originario di Fabriano, si stabilì a Padova nel 1792 dopo essersi ritirato dalle scene internazionali ed ivi s'adoperò nella promozione di concerti). A questi cantanti sono da aggiungere i compositori Giovanni Battista Ferrandini (dopo incarichi e successi a Monaco, fu a Padova, tra il 1755 e il 1790, per svolgere attività didattica e a dirigere un'accademia di musica; inoltre, nel 1771, a Padova fu lui ad accogliere il giovane Mozart) e Josef Myslivečk (suoi oratori, cantate e un'opera lirica vennero eseguiti a Padova durante la gioventù di Valeri).


A tutto questo va aggiunto che musica dell’assai celebrato Haydn si ritrova in copie autografe di Valeri, o a lui appartenute, assieme a trascrizioni e riduzioni da Mozart, Paisiello, Cimarosa e Nicola Antonio Zingarelli. E, ancora, nelle accademie promosse da Valeri presso il Seminario di Padova, è spesso citato il nome di Giuseppe Ferlendis, il quale nel 1777/78 era stato oboista alla corte arcivescovile di Salisburgo, ove godette della stima di Mozart. Infine, sono addirittura influssi beethoveniani quelli che Antonio Garbelotto ha ravvisato in un «Allegro e Adagio a soli strumenti da fiato» collocato da Valeri in calce alla partitura di un Gloria.


Per contro, la fama del padovano poteva valicare le Alpi grazie, quanto meno, ad un paio di citazioni: nel febbraio del 1800 Girolamo Orti, sulle pagine del succitato Allgemeine Musikalische Zeitung, parlò espressamente dell'ammirazione che suscitava Valeri a motivo del suo «eccellente modo di suonare il fortepiano»; nel 1814, poi, Ernst Ludwig Gerber nel suo Neues historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler (IV, p. 422), dedicò a Valeri (riportandone solo il cognome) alcune righe nelle quali veniva presentato come «Komponist und braver Cembalist». In effetti, egli era conosciuto non solo come apprezzato compositore (Pietrucci riferisce di frequenti esecuzioni di sue musiche nelle chiese di Padova) e abile organista («un singolare e mirabile maneggio dell'organo» poteva ammirare, in lui, Alessandro Barca, docente di diritto canonico presso l'Università di Padova tra il 1772 e il 1813; cfr. G.S. Mayr, Biografie di scrittori e artisti musicali bergamaschi, Bergamo 1875, pp. 37-38), ma pure un eccellente pianista, nonché di pianoforte «sapiente istruttore» (Pietrucci). Ne sono dimostrazione 15 cadenze per pianoforte custodite presso la Biblioteca Nazionale Marciana. Michele Carlo Caputo, nel suo Annuario generale della musica (1875, p. 32), dichiara inoltre che Melchiorre Balbi, maestro concertatore nei due teatri di Padova dal 1818 al 1853, nonché organista presso il Duomo di Padova tra 1825 e 1833, proprio grazie a Valeri face grandi progressi nello studio del pianoforte.


In una città che, per concorrenza con Vicenza, spendeva «ingenti somme di denaro nel teatro dell'opera», spesso aggiudicandosi, così, «i migliori artisti, cantanti e strumentisti in Italia» (ancora Orti), Valeri non mancò di occuparsi anche di teatro, componendo – per una replica al Teatro Obizzi di Padova il 6 ottobre 1791 – sinfonia, introduzione e finale del primo atto del dramma giocoso Castrini padre e figlio di Giovanni Greppi, con la musica composta, nel 1786, dal parmigiano Ferdinando Robuschi. Bruno Brunelli (I teatri di Padova, 1921) testimonia che le parti realizzate appositamente da Valeri per l'occasione «forse per amore di concittadini, parvero i brani migliori di un'opera lunghissima e noiosa»). Sempre a Padova, questa volta al Teatro Nuovo, andava in scena il 18 maggio 1792 (replicata, poi, per tre sere consecutive), l’azione lirica Il trionfo di Alessandro sopra se stesso dell'abate Pier Antonio Meneghelli padovano, per la quale Valeri compose le parti strumentali. La musica di entrambi questi lavori teatrali, purtroppo, è perduta.


Il resto della consistente produzione di Valeri, in buona parte custodita nell'Archivio Capitolare del Duomo di Padova (copie di composizioni per organo, 91 in tutto, si trovano anche a Brescia, Venezia, Vicenza, Treviso, Trieste, Lugo di Romagna; ma anche in Slovenia e in Croazia), rimane inedito e in attesa di essere studiato. Oltre a diverse sinfonie per orchestra d'archi e fiati (composizioni quasi sempre in un solo movimento, create forse per i concerti dall'autore stesso organizzati presso il Seminario di Padova) e a trii per pianoforte, violino e violoncello e altra musica strumentale (tra cui tre quartetti per archi e una sonata tripartita per violino, fagotto o violoncello e pianoforte, quest'ultima pubblicata nel 1996 a cura di Gunther Joppig), si tratta soprattutto di una considerevole mole di composizioni sacre: messe a due, tre e quattro voci con orchestra e organo; un Requiem a quattro voci; quattro Magnificat; diversi salmi (tra i quali Beatus vir, Dixit Dominus e un Laudate pueri con parte di organo concertante), inni, antifone, litanie e cinque Stabat Mater a tre e a quattro voci più un oratorio sacro (perduto) che venne rappresentato a Padova nel convento dei Padri Carmelitani Scalzi.


Per quanto riguarda la fortuna “veneta” delle interessanti sonate per organo di Valeri – repertorio per cui il compositore è conosciuto e apprezzato ancora in tempi moderni –, essa ebbe inizio grazie alla pubblicazione a Padova, nel 1785, di una raccolta di Dodici sonate per organo (dichiarata «opera prima» in successive edizioni), composizioni che passavano «per le mani dei piu abili organisti» (ancora Barca). Pierluigi Petrobelli ha ipotizzato che le lastre per la stampa fossero state approntate da Valeri stesso, dato che il citato Pietrucci dichiara che il compositore amava «incidere in piombo e poscia stampar alcuni suoi concerti a piano ed orchestra». L’ipotesi è tuttavia smentita dal confronto con l'altra delle due uniche edizioni a stampa realizzate vivente l'autore: quella apparsa nel 1790 e dall'aspetto tipografico del tutto simile, la quale porta l'indicazione «Giusep[pe] Pasinati inc[isore] Padova». Si tratta delle Sei suonate per il clavicembalo e piano forte accompagnate con violino dedicate alla nobildonna veneziana Andriana Giovanelli Papafava (il secondo cognome denota origini padovane), ristampata altre due volte fino al 1870, riapparsa in anastatica a Rotterdam, nel 1986, a cura di Giuseppe Accardi e in una nuova edizione a Padova, nel 2019, curata da Maurizio Machella. È grazie a quest'ultimo che, tra il 1998 e il 2015, sono state consegnate alle stampe quaranta sonate per organo. Da segnalare, infine, la prima edizione di un breve Ripieno a cura di Amarilli Voltolina nel 2018.


Tornando all'«opera prima», possiamo supporre che il giovane compositore, appena insediato come organista titolare del Duomo patavino, avesse già a disposizione questa sorta di elegante biglietto da visita da presentare a colleghi, allievi nonché notabili, come quella tale Andrianna Bonfadini Cavalli cui l'autore, rivolgendosi con l'appellativo di «Sua Eccellenza», dedica, già sullo scorcio di quello stesso 1785, una ristampa della citata raccolta. Diversi esemplari di una «edizione quarta» (sicuramente posteriore al 1805, dato che nel frontespizio Valeri si dichiara «Maestro di Cappella nella Insigne Cattedrale di Padova») sono sopravvissuti a testimoniare la buona diffusione di questa fortunata raccolta, riapparsa per la prima volta in edizione moderna nel 1980 a cura di Giuseppe Radole ( curatore, tra l’altro, nel 1984 e nel 1999, della pubblicazione di 18 Versetti per organo).


Proprio la produzione organistica di Gaetano Valeri costuisce, oggi, la fonte primaria della nostr conoscenza del compositore, il cui repertorio sacro è ancora poco considerato. Le sue sonate per organo, spesso presenti in programmi da concerto, sono state pure oggetto di registrazioni monografiche, più o meno complete, pubblicate negli anni 1979, 2004, 2017 e 2018.


Venendo nello specifico di queste composizioni, è opportuno segnalare, innanzitutto, che le sonate di Valeri sono pressoché costantemente corredate di puntuali indicazioni di registri d'organo - e dunque sono, inequivocabilmente, musica per organo e non, eventualmente, per clavicembalo - che si riferiscono chiaramente alla conoscenza di [?] Padova e all'utilizzo di strumenti di scuola veneta. È il caso degli organi costruiti dal citato Gaetano Callido che, oltre a quelli realizzati nel 1791 per il Duomo, a Padova collocava, nell'arco della carriera di Valeri, altri quattro organi, tra i quali quello della chiesa del Carmine, suonato da Valeri in gioventù. Sono inoltre da ricordare gli strumenti di Pietro Nacchini (1694-1769) in Santa Giustina e nella basilica del Santo.


Che si tratti indubitabilmente di composizioni pensate per organi di area veneta, lo si deduce, in particolare, dalla richiesta del registro di Tromboncini, del tutto peculiare a questa scuola organaria. Ma ecco alcune combinazioni di registri espressamente richieste nelle partiture valeriane: Tutti li registri eccettuata la Voce Umana; Ripieno semplice; Principali e flauti; Principali e tromboncini; Flauto in ottava solo; Principali e flauto in duodecima; Principali e voce umana; Principali, flauti, cornetto e tromboncini; Principali, flauto in duodecima e cornetto etc. Da queste preziose indicazioni si desume quanto Valeri sapesse sfruttare le varie amalgami timbriche possibili nei caratteristici organi veneti del suo tempo.


In alcune sonate, Valeri chiede espressamente l'utilizzo di due distinti piani sonori, indicando p[iano] e f[orte] oppure soli e tutti. Rare e poco sviluppate, come ci si può aspettare, sono le parti di pedale (dato che la pedaliera dell'organo italiano è stata del tipo “a leggìo”, nonché con la cosiddetta “ottava corta”, fino ad Ottocento inoltrato), limitandosi a poche note d'accompagnamento, più spesso note tenute lunghe, per azzardarsi eccezionalmente in passi virtuosistici di crome a piedi alternati (gli unici due pezzi con parte di pedale volutamente indipendente e sviluppata sono il Capriccio e la Fuga che, rispettivamente, aprono e chiudono la raccolta a stampa del 1785).


Pur dimostrando di aver presenti alcune movenze dello stile classico, nelle sue sonate per organo, quasi sempre in un solo movimento bipartito (caratteristica tipica dei veneti settecenteschi da Marcello a Galuppi), Valeri persiste in procedimenti ancora caratteristici dello stile galante, con una struttura armonico-melodica semplice e scorrevole, a tutto vantaggio della più chiara e piacevole cantabilità.


Da menzionare anche due concerti per organo e orchestra pubblicati nel 2007 da Antonio Lovato, tra l’altro disponibili in edizione discografica dello stesso anno: uno in Sol maggiore, che potrebbe essere stato composto in occasione degli eventi inaugurali dei nuovi organi callidiani per il Duomo di Padova il 15 agosto del 1791, l'altro in Si bemolle maggiore, datato 1797 e quasi certamente scritto su commissione dell'illustre organista della chiesa del Carmine di Lugo di Romagna, il canonico Luigi Malerbi (proprio dal fondo musicale di quest'ultimo provengono le copie di entrambi i concerti), chiesa ove giusto in quell'anno l'organaro Callido erigeva un nuovo strumento.


I concerti per organo e orchestra di Valeri rivestono particolare interesse non solo per la rarità, a quell'epoca, di un genere che in Italia, come in Europa, era desueto ormai da qualche decennio. La loro peculiarità risiede anche nel fatto che, nonostante l'impianto si mantenga nell'orbita dello stile galante, essi dimostrano di tener conto della lezione del classicismo viennese, pur rifuggendo le coeve tendenze della musica d'organo a far propri gli stilemi dell'orchestra del teatro d'opera.


Queste considerazioni si possono applicare a tutta la produzione organistica di Valeri, il quale «pur conoscendo e sperimentando moduli compositivi propri del classicismo musicale, quali la forma tripartita, il bitematismo, il rondò a conclusione di un ciclo di movimenti, l'equilibrata articolazione dei temi di otto battute, per giungere addirittura ad un vero e proprio primo tempo di sonata (con esposizione bitematica, sviluppo e ripresa), è ancora attardato su stilemi espressivi di matrice “galante”: ne deriva una spiccata predilezione per la cantabilità delle linee melodiche nonché per l'uso di una ricca ornamentazione; un idioma strumentale indubbiamente attraente, non esente da una certa raffinatezza, ma racchiuso in un involucro oramai obsoleto» (Luisella Molina).



Bibl.: G. Orti: Ueber den jetzigen Zustand der Musik in Italien, «Allgemeine Musikalische Zeitung», 20 (1800), p. 344; S. Hansell, voce in The New Grove Dictionary of Music and Musicians; B. Barazzoni, voce in Musik in Geschichte und Gegenwart; N. Pietrucci, Biografia degli artisti padovani, Bianchi, Padova 1858, p. 272-3; P.V. Picerno, Ignazio Cirri, Gaetano Valeri, and the Seventeenth- and Eighteenth- Century Italian Organ Sonata, University of Kansas, Lawrence 1983; A. Lovato, La cappella musicale della cattedrale di Padova nel secolo xviii, «Note d’archivio per la storia musicale», n.s., II, 1984, pp. 153-156, 186-194; P. Petrobelli, Le sonate per organo di Gaetano Valeri, in «Scritti in memoria di Claudio Sartori», a cura Mariangela Donà e François Lesure, LIM, Lucca 1997, pp. 111-125; L. Molina, L’opera organistica di Gaetano Valeri, in «Rassegna veneta di studi musicali», XIII-XIV, 1997/98, pp. 97-141; A. Lovato, I concerti per organo e orchestra di Gaetano Valeri, in Ib., pp. 143-157.


* * *



Gaetano Valerj (1760-1822)


COMPLETE ORGAN MUSIC



CD n.1


XII. Suonate per l'organo […] opera prima [1785]


01 Sonata I – Capriccio (Largo-Andante-Adagio) [+]


02 Sonata II – Allegretto Brillante [°]


03 Sonata III – Rondò Grazioso [+]


04 Sonata IV – Allegro moderato [+]


05 Sonata V – Allegretto grazioso [+]


06 Sonata VI – Siciliana Addagio [°]


07 Sonata VII – Rondò gracioso [+]


08 Sonata VIII [+]


09 Sonata IX – Allegro Moderato [°]


10 Sonata X – Cantabile [+]


11 Sonata XI – Moderato [+]


12 Sonata XII – Fuga [+]



Sonate e Versetti

dal Fondo “Giuseppe Radole” presso la Biblioteca del Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste


13 Sonata I in Mi bem. maggiore [+]


14 Sonata II in Do maggiore [°]


15 Sonata III in do minore [+]


16 Sonata IV in Do maggiore [-]


17 Sonata V in Fa maggiore [-]


18 Versetto I “Adagio” [#]


19 Versetto II “Largo” [-]



* * *



CD n.2


Quindici Sonate Per Clavicembalo e Organo Del Sig:r Gaetano Valerj

dal Fondo “Francesco Pasini” presso Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica “Luca Marenzio” di Brescia


01 Sonata I in re maggiore – Allegro [°]


02 Sonata II in do maggiore – Allegro con spirito [°]


03 Sonata III in re maggiore – Andantino [°]


04 Sonata IV in re maggiore – Marchia [+]


05 Sonata V in re maggiore – Cantabile [°]


06 Sonata VI in re maggiore – Andantino [°]


07 Sonata VII in fa maggiore – Adagio [°]


08 Sonata VIII in do maggiore – Allegro [°]


09 Sonata IX in re maggiore – Marchia [+]


10 Sonata X in do maggiore – Allegro [+]


11 Sonata XI in sol maggiore – Adagio [°]


12 Sonata XII in do maggiore – Allegro [°]


13 Sonata XIII in re maggiore – Allegro aperto [+]


14 Sonata XIV in re maggiore – Andante sostenuto [°]


15 Sonata XV in re maggiore – Allegro [+]



Sei Suonate Per Organo Del Sig.r Gaetano Valeri di Padova

dal Fondo “Francesco Pasini” presso la Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica “Luca Marenzio” di Brescia

16 Sonata I in si bemolle maggiore – Allegro [*]


17 Sonata II in do maggiore – Larghetto cantabile [#]


18 Sonata III in fa maggiore – Rondò Moderato [*]


19 Sonata IV in la maggiore – Grave Sostenuto [#]


20 Sonata V in do maggiore – Allegro moderato [#]


21 Sonata VI in re maggiore – Allegro [*]


22 Adagio in fa maggiore [inedito, per cortese concessione della Biblioteca del Conservatorio di Brescia] [-]



XVI Versetti

estratti dalla raccolta Versetti per organo del Signor Gaetano Valerj nel Fondo “Giuseppe Radole” presso la Biblioteca del Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste


23 Ripieno semplice – Adagio in do minore [-]

24 Tutti li registri in la minore [-]

25 Ripieno semplice – Adagio in re maggiore [-]

26 Ripieno semplice in la maggiore [-]

27 Organo aperto in sol minore [-]

28 Allegro in la minore [-]

29 Ripieno semplice in mi minore [-]

30 Principali e Flauti in XII in sol minore [-]

31 Ripieno semplice in sol minore [-]

32 Principali e Flauti in re minore [-]

33 Principale e Tromboncini – Adagio in sol minore [-]

34 Flauto soloCalmo in fa maggiore [-]

35 Principali, Flauti e Cornetto in re minore [-]

36 Flauto solo – Allegretto in mi minore [-]

37 [Tromboncini soli] – Adagio in mi minore [-]

38 Voce umana – Larghetto in re minore [*]


* * *



CD n.3


XIII composizioni

dalla Biblioteca Capitolare della Cattedrale di Padova e dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia


Sonate per Organo e clavicembalo del Sig.r Gaetano Valeri [Padova]:


01 Allegro brillante in do maggiore [*]


02 Brillante [sic] in do maggiore [*]


03 Moderato in do maggiore [*]


04 Allegro in do maggiore [*]


05 Allegretto in la maggiore [*]


06 Pastorale, Adagio [*]



Dalle IX Sonate per Organo del Sig. M.o Valerj [Venezia]:


07 Adagio in re maggiore [#]


08 Allegretto in sol maggiore [#]


09 Allegretto in sol maggiore [alter] [*]


10 Andante sostenuto in la maggiore [#]



11 Marcia per l'Organo di G. Valerj Allegro [Padova] [*]


12 Sinfonia del Sig. Gaetano Valerj ridotta per Organo – Largo; Allegro [Venezia] [*]


13 Grande Sinfonia per Organo coll'Adagio Pastorale del Sigr: Mo: G:no Valeri [Padova] – Adagio; Allegro con brio [*]



Sei Sonate per Organo Del Sig.r Gaetano Valeri

dalla Biblioteca Capitolare della Cattedrale di Padova


14 Sonata I in re maggiore – Allegro [*]


15 Sonata II in do maggiore – Largo; Rondò, Allegretto [*]


16 Sonata III in fa maggiore – Allegro con spirito [*]


17 Sonata IV in la maggiore – Largo [#]


18 Sonata V in si bemolle maggiore – Spiritoso [*]


19 Sonata VI in la maggiore – Larghetto, Tema con Variazioni [#]



20 Arpeggio (per cembalo) [/] [dal Fondo Giustinian presso la Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica “Benedetto Marcello” di Venezia”]



Paolo Bottini, organ and cembalo


[+] The Pietro Nacchini (1750) organ of San Giorgio Maggiore basilica, Venice

[°] The Pietro Nacchini (1743) organ of San Rocco church, Venice

[*] The Gaetano Callido (1797) organ of Santa Maria Assunta parish church, Candide di Cadore (BL)

[#] The Gaetano Callido (1812) organ of San Floriano parish church, Pieve di Zoldo (BL)

[-] The [Angelo Bonatti] (1760) organ of Santi Pietro e Paolo parish church, Vallio Terme (BS)

[/] The Andre Di Maio (1986) harpsichord of Roberto Chiozza, San Daniele Po (CR)



[TORNA IN CIMA]